RINASCITA URBANA: E’ UN MURALE IL “BIGLIETTO DA VISITA” DI PLH
Via Voghera, zona sud-ovest di Milano. Un tempo neanche tanto lontano questa location era parte di quel tessuto di industrie artigiane (viva l’ossimoro!) che hanno fatto ricco il capoluogo lombardo. Le botteghe e i laboratori che vi si affacciavano e quelli nascosti nei suoi cortili le avevano conferito una precisa identità, operosa e operaia. Un “volto” fatto di stilemi ferrosi, di grate metalliche e vetri temprati e zigrinati, di volumi bassi, di colori terrosi, di murature sode. Oggi tutto questo non c’è più: nonostante si trovi in Zona Tortona, uno di più rinomati Design District della metropoli meneghina, via Voghera ha smarrito il suo carattere fervoroso, le case hanno perso la loro “milanesità” intristite dal tempo e sgorbiate da un confuso, antiestetico carosello di scritte e segni poco decifrabili.
“Sono arrivato qui un po’ per caso”, racconta Enrico Corelli, patron di PLH, “cercavo un luogo adatto per allestire il nostro nuovo show-room, un posto che fosse parte di un organismo urbano vivace, correlato con altre realtà creative e produttive. Quando ho saputo di questo laboratorio in via Voghera 4a, e soprattutto dopo averlo visitato mi sono detto che faceva al caso nostro. Nonostante il contorno fosse anodino, banale. In effetti fin dall’inizio, quando con il mio staff abbiamo iniziato a delineare il layout dello show-room, ho avvertito, quasi inconsciamente, che ciò che stavamo pensando e facendo aveva in sé le potenzialità per ridare un senso a questa strada. L’interno, certo, con la sua essenzialità che si percepisce e si apprezza attraverso le vetrate, ma anche l’esterno, cioè il ‘biglietto da visita’ con cui PLH e lo show-room si presentano al visitatore”.
Che fare, però, per rendere unico, “parlante” il prospetto e insieme per collegarlo al mondo di PLH e al contesto? Il racconto di Corelli continua: “Mi sono fatto guidare dalla mia passione per l’arte, un amore che alimento con tenacia anche perché spesso suggerisce valide soluzioni di prodotto come per esempio è accaduto con la collezione di placche Mono. La via trabocca di graffiti e tags, una caotica stratificazione di messaggi, per lo più criptici, formatasi negli anni. Non una bellezza, almeno a mio parere. Però un merito devo riconoscerglielo: mi hanno convinto che trasformare il fronte dello show-room con un lavoro di street art di livello avrebbe potuto riscattare l’anonimia della facciata. Ho pensato che sarebbe stato anche un regalo per la mia città. Così ho iniziato a setacciare il web alla ricerca di un artista che potesse mettere in pratica questa idea. Ricerca difficile anche per la dovizia dell’offerta che tuttavia non mi soddisfaceva mai del tutto. Alla fine è stato di nuovo il caso a sciogliere l’impasse. Un tardo pomeriggio d’autunno, Alberto, il mio braccio destro, ben addentro alla faccenda, mi telefona e mi dice: ‘Enrico, sono qui al Deus – un locale milanese cult dove si incontrano per l’aperitivo, e non solo, i patiti di moto e di motori, ndr – e c’è un team di graffitari che lo sta decorando con una storia di Ayrton Senna. Da quel che posso capire mi sembra che facciano al caso nostro. Prova a venire per dargli un’occhiata’. Detto fatto, attraverso a razzo la città e in un amen arrivo al Deus. Quel che vedo è proprio quel che cerco. Mi avvicino all’artista che guida la squadra di pittori e mi presento. E lui di rimando, con un accento che tradisce la sua origine argentina: ‘Io sono Pablo Pinxit (al secolo Compagnucci,) piacere di conoscerla’. Prendiamo un aperitivo, lui mi aggiorna un po’ su chi è e cosa fa, io gli spiego a grandi linee quello che ho in mente. Alla fine ci accordiamo per vederci il giorno seguente in show-room”.
Alle sette di sera i due s’incontrano, è già quasi buio, Pablo guarda e riguarda la facciata, pare un po’ sconcertato, gli sembra troppo industriale, senza una vera motivazione estetica. Però, una volta entrati, di fronte all’architettura bianca, essenziale, assai ben congegnata dello show-room, si rasserena. Cominciano a parlare delle rispettive storie, di PLH e dei suoi valori, della visione e del modus operandi di Pablo che, in verità, non è uno street artist, bensì un “neomuralista”. E infine del progetto. Nasce un’intesa, un’affinità. Corelli spiega che non cerca riferimenti espliciti ai suoi prodotti, in questo caso privilegia il fattore artistico a quello del mero marketing. Vuole creare ispirazione. “Fammi un preventivo”, dice, “ma, a prescindere, hai carta bianca”. Pablo Pinxit risponde: “Ottimo, vedrai che il senso di PLH salterà comunque fuori. L’eccellenza è un valore che condivido”.
Pablo inizia subito a eseguire sketch e rendering sempre più reali. A poco a poco emerge l’immagine di una facciata molto articolata, quasi barocca, che gioca a contrasto con l’ essenzialità dello spazio espositiva. Osserva l’artista: “Il tema che ho scelto è la preminenza della tradizione artistica e letteraria italiana, una raffigurazione narrativa del Genius italico di cui anche PLH è appunto espressione”. Pronto dunque il layout-out dell’opera, c’era ancora da convincere la proprietà dell’immobilie, Cliché Offset, ad accettare la trasformazione della facciata: poteva essere un problema, ma i proprietari si sono dimostrati subito di mente aperta accogliendo con entusiasmo e, addirittura, partecipando all’iniziativa.
Così nei 18×5 metri di superficie disponibili accanto ai fiori che sono un po’ il suo marchio di fabbrica, Pablo ha fatto “fiorire” in un movimentato assemblage intessuto dei volti di grandi italiani, Leonardo, Michelangelo, Caravaggio, Dante, Leopardi, contornati da alcuni dettagli delle loro opere, da segni grafici che evocano scenari tecnologici e da un rimando a Canova, voluto espressamente da Enrico. Il risultato è un murale assai dinamico, con uno storytelling ricco e affascinante, con riferimenti ai grandi italiani, in sintonia con la visione e il mondo PLH vocati all’eccellenza.
Realizzata con vernici e bombolette spray riempite con colori studiati ad hoc da Pablo Pinxit, l’opera campeggia con straordinario vigore estetico ed emozionale nell’altrimenti spenta cortina stradale di via Voghera: un vero, duraturo dono per Milano. E un manifesto dello spirito sperimentale e pionieristico di PLH: chi mai avrebbe potuto pensare e realizzare un simile intervento?
Corelli si augura che il lavoro di Pablo riesca a indurre altri proprietari a migliorare il prospetto su strada del loro immobile rendendo così via Voghera un piccolo highlight urbano. “Sarebbe bello”, chiosa. “Darebbe di nuovo un identità, questa volta artistica, a una zona della città che comunque, nel suo animus profondo, rimane, come un tempo, intraprendente e creativa”.
Foto di Alessandro Gaja